Il 22 marzo 1997 a Grenoble gli Azzurri conquistarono il primo successo sui Transalpini in una gara ufficiale, una vittoria che gli appassionati non dimenticheranno mai. Sulla panchina dell’Italia sedeva George Coste e quel successo spianò la strada alla Nazionale spalancandole, tre anni dopo, le porte del V Nazioni.
“L’Italia ha giocato molto bene, lo sport vuol dire anche perdere delle partite e dalle sconfitte c’è sempre qualcosa da imparare”, fu il commento di Pierre Villepreux che insieme a Jean Claude Skrela guidava la squadra di casa. Puntualmente due anni dopo la Francia avrebbe disputato la finale della World Rugby Cup.
Il rugby italiano aveva avuto la fortuna di conoscere le grandi capacità e il carisma di Pierre Villepreux a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, quando l’allora Presidente della FIR Aldo Invernici lo chiamò, giovanissimo, alla guida della Nazionale e più in generale gli affidò il compito di sviluppare il rugby di base, un obiettivo realizzato attraverso un modo di fare formazione innovativo per il nostro movimento. Quel metodo di insegnamento del rugby fu adottato nelle scuole e nelle università, fu creata una associazione di allenatori che grazie ad un lavoro enorme basato sugli stage e sulla formazione a più livelli portarono in quattro anni il numero dei tesserati da 8.000 a 20.000.
Da allora è passato molto tempo ma ancora oggi possiamo affermare che ovunque si parli di sviluppare il rugby, Pierre Villepreux è presente: una vita dedicata alla formazione.
Decine di testi pubblicati, Villepreux è il cultore del rugby di movimento. Il gioco si sviluppa attraverso la trama dei passaggi, la ricerca degli spazi, supportato dalla tecnica individuale che si esalta nelle linee di corsa nella gestualità e nel gioco al piede. E’ l’antitesi di un rugby fatto di percussioni e di prove di forza nell’uno contro uno, dove la superiorità nelle fasi statiche è decisiva. Nel rugby di movimento è fondamentale saper leggere il gioco e la velocità di pensiero fa la differenza perché consente di fare la scelta più opportuna sempre una frazione di secondo prima dell’avversario. I giocatori non sono automi che devono svolgere un compito preordinato ma ciascun giovane in ogni situazione di gioco deve sempre porsi la domanda: dove posso essere più utile e come posso essere utile.
Indubbiamente Pierre Villepreux ha dedicato la maggior parte degli anni all’educazione e alla formazione ma non dimentichiamo che anche dal punto di vista dei risultati ottenuti sul campo il suo palmares è assolutamente invidiabile.
Da giocatore ha totalizzato 34 caps con la Nazionale francese, e stato 4 volte Barbarian (la più famosa selezione mondiale ad inviti) e 2 volte vincitore del V Nazioni. Da allenatore ha vinto 2 volte il V Nazioni, finalista della Rugby World Cup nel 1999 con la Francia, 3 volte campione di Francia con lo Stade Toulousain e 1 volta campione d’Italia con la Benetton Treviso (1991).
Negli ultimi anni è tornato spesso in Italia e nei prossimi giorni, dal 18 al 23 giugno, il Nordival Rugby Rovato avrà l’onore di ospitarlo insieme con il connazionale Olivier Baragnon (già responsabile tecnico del Rugby Cahors e del Rugby Colomiers), suo stretto collaboratore.
Sui due campi del “Giulio e Silvio Pagani” la preparazione è ripresa a pieno ritmo per tutte le categorie e dal 24 maggio la club house ha riaperto i battenti così da offrire, in concomitanza con lo svolgimento dell’attività sportiva, un prezioso servizio di supporto. E’ un contesto nel quale Villepreux e Baragnon potranno seguire giornalmente tutte le squadre del Club. La presenza degli ospiti francesi è un’opportunità importante che il Nordival Rovato ha voluto condividere con i tecnici del territorio organizzando per lunedì 21 giugno un corso allenatori sul tema “Il movimento nel gioco nelle categorie juniores”. Inoltre è stato programmato per il weekend del 19 e 20 giugno un team building rivolto soprattutto allo staff tecnico di più società interessate e provenienti da altre regioni. Il pacchetto comprende la sistemazione in hotel sul lago d’Iseo, lo stage di due giorni al “Pagani” di Rovato incentrato sulla “Progressione di allenamento nel rugby giovanile” e attività varie, come la visita guidata ad una cantina della Franciacorta.
Dalle tematiche affrontate si evince come il processo pedagogico di formazione nell’insegnamento del rugby sia l’argomento principe.
“L’Italia è troppo polarizzata sui risultati della Nazionale, sulla formazione per l’alto livello” ha detto Pierre Villepreux in una recente intervista facendo notare come il lavoro che aveva svolto in passato per la Federazione Italiana non sia stato preservato. “Bisogna mettere a disposizione degli allenatori del rugby di base le competenze per utilizzare un metodo di lavoro che abbia un impatto su tutti i giovani”.
A ben vedere anche il nuovo corso della Federazione Italiana in tema di formazione (crescere un giocatore dal principiante al più alto livello) sembra voler ridare un ruolo da protagonista alle società opportunamente supportate dai rispettivi Comitati Regionali. L’obiettivo è quello di allargare la base puntando sui giovani e su una formazione di qualità alla quale la Federazione può contribuire con tecnici altamente qualificati, magari di spessore internazionale, che svolgano un lavoro di consulenza e di collaborazione con i club del territorio e il Nordival Rovato ha le carte in regola (strutture e organizzazione) per favorire la riuscita ottimale di un progetto formativo che coinvolga più società.
Fabio Marzetta